domenica 27 luglio 2008

Gocce

Venite, ragazzi, voglio raccontarvi una storia. E' una storia un poco complessa, quindi voglio che mi seguiate con attenzione, perche' non potrò ripetere nulla. Chiamate tutti i vostri amici, mettetevi comodi in cerchio, e cominciamo.
Tutto bene? Tutti comodi? Perfetto: questa che sto per raccontarvi e' la storia di alcune gocce, che raccontano la storia di una bella ragazza. Gocce? Bella ragazza? Gia sento che alcuni di voi si pongono questa domanda, e sento le voci dei piu’ grandicelli che ridacchiano che hanno dato una risposta maliziosa. State buoni, riderete dopo, se vorrete ridere. Ora ascoltate:

La goccia di sangue scese lentamente dal polso della fanciulla, correndo soprapelle la breve strada che la separava dalla mano tra le vene pulsanti, i muscoli e i tendini. Quando raggiunse il palmo della mano era grande la meta’ di quando era partita, e si fermo’ li qualche secondo, come indecisa sul da farsi, fino a quando venne raggiunta dalle sorelle. Rinforzata nella sua forza scorse lungo il palmo della mano, affusolato, di una ragazza che si era sempre tenuta in forma e che si era sempre curata di se. La goccia raccolse nel suo passaggio il passato della mano, che molto aveva fatto e che piu ancora avrebbe potuto fare. Si fermo’ ancora una volta indecisa il fondo al palmo della mano. Quale dito scegliere, quale il terminale della propria esistenza? Decise per l’indice, un dito importante, che molto aveva indicato in quegli anni di vita, molto aveva espresso e molto aveva fuggito. Scorse per l’indice, arrivo’ all’unghia, la bagno’, macchio’ lo smalto messo nuovo per l’occasione e a sua volta si suicido’ a terra. Dopo di lei, fantastica esploratrice, molte altre gocce sue sorelle percorsero la sua strada, e strade affini, e si raccolsero a terra, raccontandosi l’un l’altra il proprio viaggio lungo quel bellissimo territorio inesplorato.

La lacrima scese lungo la guancia destra della ragazza. Sgorgo’ dall’occhio, si impiastriccio’ con il trucco e prosegui marcando un nero sentiero sulla guancia. La lacrima era una lacrima mista, era una lacrima di dolore e di rimpianto, una lacrima di rimorso e di sconfitta. Un flusso continuo di sorelle lacrime rinforzava il sentiero che scendeva piano fino alle scapole, passando vicino ai capelli raccolti e alle labbra contratte dal pianto, fino a sciogliersi nell’acqua della vasca da bagno. L’acqua della vasca da bagno era quindi contaminata da tutto questo; dolore, fisico per quello che stava succedendo ed emotivo per quello che era successo; rimpianto, per quello che sarebbe potuto succedere ma che non era successo, e rimpianto perche’ era colpa di lei se non era successo; rimorso, per quello che invece era successo, che fosse o non fosse stata colpa sua. E infine la sconfitta, l’amica finale, quella che le ha dato la consapevolezza, totale e imprescindibile, di quello che era la sua vita fino ad ora.

La goccia di inchiostro macchiava la carta con cui la ragazza aveva scritto un messaggio a chi rimaneva. Stava li, ormai mezza assorbita dalla carta, a pensare al senso di lasciare un messaggio a chi rimane. Un messaggio che non ha senso, che non spiega nulla, perche’ quello che veramente spiega non puo essere scritto ne puo, se anche lo fosse, essere letto, se non al limite da chi l’ha scritto. Mentre stava li, aspettando che l’aria e la carta la portassero lentamente alla morte, la goccia di inchiostro si chiese il senso di tutto questo, e non riusci’ a rispondersi. Quindi per la nostra storia non ha senso concentrarsi su di essa.

La goccia di saliva che usci’ durante un accesso di pianto invece ha senso per la nostra storia. E’ una goccia che non sarebbe dovuta esserci, una goccia che rende imperfetto il tutto, una goccia in inconsapevole pentimento… o piu probabilmente di incontenibile sofferenza. La goccia di saliva si mischia in parte a quelle delle lacrime, ed insieme raccontano una storia complessa, di amore, rifiuto, e poi odio, rabbia, e poi solitudine, e quindi ancora amore, e ricomincia tutto giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, come se nulla mai dovesse cambiare, come se le scelte che si fanno non hanno ragione di essere fatte, come se le scelte che si rifiutano fossero sempre quelle che risolverebbero la vita, ma allora che va fatto per vivere bene? Che va fatto per vivere? Che va fatto? Cosi’ parlavano fra loro le gocce di lacrime e la goccia di saliva, cercando di capire qualcosa di quello che stava succedendo, ma non riuscendoci prima di raggiungere l’acqua ormai fredda della vasca e dissolvendosi in essa.

Un movimento inconsulto, l’ultimo, provoco’ uno schizzo di acqua dalla vasca, e molte gocce raggiunsero la carta del messaggio, dando nuovo tempo alla condanna a morte della goccia di inchiostro, mentre altre raccontarono la storia delle lacrime al sangue raccolto a terra, con il quale scambiarono storie sulla ragazza e sulla sua vita, per il tempo a loro concesso dall'aria.

Ormai molte gocce si sono incontrate, hanno pensato, parlato, riflettuto… ormai e’ tempo di chiudere il nostro racconto, da quando nessuna goccia scorre piu lungo la mano della ragazza, da quando nessuna lacrima scorre piu lungo le guance, da quando nessun movimento puo mischiare le carte. Da quando le gocce sono ormai morte, e la nostra storia non ha piu senso di esistere.

G. Z.